Arrampicata sulle placche della Croda del Beco + Monte Tetta - Dicembre 2015
Io sul primo tiro della placca triangolare, senza mani! |
In un'intera estate senza pioggia non ho mai avuto l'occasione di arrampicare, non che l'avessi fortemente cercata. L'unico momento in cui ho usato la corda è stata nella salita e nella discesa dalla Croda dei Toni, ma ero sempre da secondo e non è una vera e propria arrampicata, ci sono passaggi che dividono i vari zig zag su cenge, camini, canali e simili.
Ma, a dicembre... ecco l'occasione. Sabato scorso salendo sulla cima della Croda del Beco si parlava di andare ad arrampicarci, quindi detto e fatto. L'alta pressione continua a mantenere un campo di inversione termica tale che sulle placche a 2500 m è molto più caldo che nei fondovalle.
Le vie sono particolari, per quanto siano menzionate su molte guide, di fatto si sale liberamente; c'è qualche spit, ma trovarli è un'impresa. Fortuna vuole che ci sono un po' di clessidre (rare) ed un po' di crepe nei quali si riescono a piazzare dei buoni dadi, il massimo sarebbe avere friends di dimensioni generose (Mauro li aveva dimenticati, i miei sono ancora in prestito e non mi ero premurato di recuperarli).
Note:
- I sassi non cadono, bensì rotolano, pertanto è bene salire sempre in leggera diagonale per evitare di colpire chi è in sosta.
- Di sicuro qualcuno è già passato dove siamo passati noi, ma in parete non si trova nulla quindi è quasi come aprire una via nuova, perciò abbiamo assegnato un nome arbitrario, chi salirà dopo di noi ne assegnerà un altro, in fondo c'è lo schizzo, oppure basta cliccare qua.
- Roccia con moltissimo grip e caratterizzata da solchi carrai che permettono di aumentare la tenuta dei piedi.
- Ogni tanto la mancanza di segni di passaggio e la vastità della parete fa esclamare: "La vedo grigia!", ma si può confidare di trovare una clessidra nascosta o di imbattersi in una crepa permetta di dadare. Di sicuro le placche sono molto grigie.
- La distanza dalla macchina può far scoraggiare, però da maggio a ottobre (dipende dalle stagioni) si può approfittare dell'ospitalità del vicinissimo Rifugio Biella per bere, mangiare e dormire. Inoltre il gestore conosce bene le placche e può consigliare le migliori.
Placca grande - "Via Knorr"
III° - 8 tiri, circa 360 m di sviluppo, 255 m di dislivello.1 - alla base della placca triangolare manca una falce di luna, si parte a destra dove c'è uno sbiadito bollo verde (non ne abbiamo trovati altri). Saliti dritti, usando una clessidra ed incastrando un dado, sosta dopo 45 m su una bella clessidra.
2 - su dritti, proteggendo con un paio di dadi, sosta sulla cengia diagonale dopo 55 m.
3 - su dritti, proteggendo con una clessidra ed paio di dadi, sosta su due dadi messi su una crepa verticale creata da un mini-diedro dopo 45 m.
4 - salita verso destra per aggirare uno strapiombo creato da un lastrone scivolato, non per la difficoltà, ma perché sembrava che a destra fosse più facilmente proteggibile; in corrispondenza dello strapiombetto è rimasto un dado incastrato (da cui il nome poco fantasioso della via), sosta dopo 50 m su uno spuntone (forse malsicuro) ed un dado a breve distanza da un crollo giallastro (sosta SCONSIGLIATA).
5 - salita verso sinistra, protetta con una sola clessidra (ma c'era qualche possibilità di mettere dadi), sosta su clessidra dopo 45 m. 5 m a sinistra della sosta usata c'era una clessidra con un cordone nero.
6 - salita prima dritta, poi a sinistra e fare una sosta su uno spit nei pressi di un comodo terrazzino erboso (circa 55 m).
7 - salita dritta (sperando di trovare un altro spit). Sosta su di uno spuntone dopo 45 m.
8 - Saliti dritti arrivando su una comoda cengia erbosa e poi si è affrontata la caratteristica fascia di rocce verticali e fessurate in modo poligonale (da sotto non si direbbe che siano così sane). Si esce sul sentiero, poi sosta su un palo che sostiene la catena della parte attrezzata; è il tiro più breve, di circa 25 m di arrampicata + 5 per arrivare al palo.
Discesa: su sentiero.
Nota: dopo la cengia è forse meglio stare a sinistra del piccolo strapiombo oppure affrontarlo direttamente (cordini e dadi non bastano, meglio avere qualche friend ed eventualmente martello e chiodi).
Mauro e Ale sul 1° tiro |
Mauro e Ale sul 3° tiro, ben visibile la cengia diagonale. |
Ale all'uscita. |
Placca Triangolare - "A sx con uno zig zag"
III° - 4 tiri, circa 190 m di sviluppo, 120 m di dislivello.1 - alla base della placca triangolare manca una falce di luna, si parte a sinistra. Saliti dritti, usando una clessidra ed incastrando un dado, sosta dopo 50 m su 3 dadi, poco sotto lo scalino del lastrone mancante (vedere foto successiva).
2 - su dritti, proteggendo con un paio di dadi, sosta su clessidra dopo 50 m (un paio di metri più in basso e 6-8 m a dx c'è uno spit).
3 - a destra a rinviare uno spit sulla verticale di quello menzionato precedentemente, poi salita in diagonale a sx per non arrivare sulla cengia diagonale. Usato un paio di dadi ed una clessidra, sosta su spuntone dopo 60 m.
4 - salita verso destra per tornare sotto la cuspide del triangolo. Trovato un chiodo artigianale rosso. Sosta dopo 35 m sulla cima della placca triangolare su spit marcato da un bollo verde sbiadito (parente di quello alla base della via precedente? mah), presenti anche clessidre con cordoni.
Discesa: seguito la cengia diagonale.
Note:
- La roccia e la via rendono questa via molto più divertente di quella precedente.
- Avremmo voluto continuare, ma la durata della giornata non permetteva di più.
- Era meglio non andare a rinviare lo spit e rimanere vicini allo spigolo sinistro.
- La placca triangolare l'avevo già salita 20 anni fa, ma chissà dov'ero passato.
- Alla stessa altezza del chiodo rosso c'era uno spit sulla placca sottostante, ed un altro poco sopra.
Io alla sosta del 1° tiro, notare la vicinanza del rifugio Biella. |
Io e Mauro sul primo tiro, sullo sfondo la Piccola Croda Rossa. |
Mauro all'inizio del 2° tiro, supera lo scalino |
Io senza mani sul 2° tiro |
Io e Mauro sul 3° tiro, persi nel mare di grigio. |
Monte Tetta 2349 m, versante Nord
Dato che era tardi, in discesa abbiamo deciso di seguire una via forse più breve, ma che obbliga a fare molto più dislivello e sicuramente ci ha impegnato molto più tempo.Dal rifugio abbiamo conquistato il "Monte Tetta", bitorzoluta e visibile elevazione fra il Biella e Cortina. La sommità era priva di nome, ma ha importanza per chi si ferma a dormire in rifugio, pertanto il personale lo aveva soprannominato così.
Poi abbiamo proseguito nella sottostante valletta e percorso la sommità degli innumerevoli collinotti a Sud dei laghi di Foses, si cammina su erba e roccette (facilissimo perdersi in caso di nebbia o con poca conoscenza del territorio).
Tornati sul sentiero poco sotto la Croš del Griš e quini scesi a Cianpo de Croš, arrivo glorioso a Ra Stua senza aver acceso le pile frontali.
Dettagli serali dal Monte Tetta |
Tipico abitante di Foses. |
Le due vie fatte. |
Io invece mi godo il buono vacanza + alto adige www.buonoaltoadige.com
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